Traggono ispirazione dal sole i vini della Private Label di Mary J. Blige
C’è chi provava a svuotare il mare con un secchio e chi a riempire i calici con il sole.
Personalmente spalleggeremo sempre i secondi, specialmente se per sole intendiamo vino bianco italiano.
È passato all’incirca un anno da quando Mary J. Blige, la regina della black music degli anni Novanta, lanciava la sua private label di vini. Ancora una volta la scelta di un vip per la qualità del suo vino ricade su un marchio italiano.
Sun Goddess, così recita il nome scelto dalla star per il suo marchio, tra ispirazione dal soprannome con cui la madre chiamava la Blige nell’infanzia: la dea del sole. «Ho pensato subito che fosse il nome perfetto, – dichiara la cantante – perché si collega la mia vita reale, trasmette la connessione tra la natura e la personalità dei vini che mi piacciono di più».
Il concetto sembra esser ben traslato sul packaging delle bottiglie caratterizzate da vetri trasparenti, etichette con vistose lamine d’oro e caratteri in stile disco dance anni ’80.
L’etichetta frontale si divide in due parti: la prima come detto vuol rappresentare la dea del sole, l’incarnazione della divinità, l’espressione massima della luminosità. E questo viene veicolato attraverso una spessa lamina d’oro con un effetto simile ad una olografia che trasporta il volto della cantante quasi all’interno di un viaggio onirico, in una dimensione di elevazione trascendentale irraggiungibile.
La seconda parte riporta invece la tipologia e la denominazione del vino su carta perlata opaca con caratteri speciali in lamina d’oro. La capsula non poteva che essere in oro con impresso un semplice ma elegante logo, firma della cantante.
Nel complesso un packaging che può piacere o non piacere ma sicuramente colpisce e strizza l’occhio al cliente discotecaro di fascia alta che bazzica nell’ambiente delle celebrity. Un packaging che si presta bene ad accompagnare feste a bordo piscina quanto cene per pochi intimi all’insegna dello sfarzo.
I vini prodotti sono un Pinot Grigio del Friuli nella versione ramata e un Sauvignon Blanc, sempre Friuli Doc. Il fortunato produttore che ha saputo incontrare le preferenze di Mary J. Blige? Fantinel! D’altronde se si pensa a grandi gruppi vinicoli friulani la risposta giunge facilmente.
«Un giorno – dichiara la Blige che si definisce da sempre appassionata di vino – ho chiesto a un mio amico quale fosse il miglior Pinot Grigio al mondo e lui ha subito risposto che il miglior Pinot Grigio veniva dal Friuli Venezia Giulia. Approfondendo la mia conoscenza di questo piccola regione italiana mi è stato presentato Marco Fantinel, proprietario di uno dei principali cantine di questa zona. Le immagini da sole mi hanno fatto innamorare della tenuta Fantinel, così ho deciso di andare a visitarla personalmente. Dopo aver camminato tra i vigneti e degustato i vini con la famiglia Fantinel, mi sono sentita subito connessa col luogo, e, soprattutto, con le persone. Questa esperienza mi ha ispirato a creare i miei vini in collaborazione con Marco Fantinel”.
Un pinot grigio che ha saputo ottenere la medaglia d’oro al The Global Rosé Masters 2020” di The Drinks Business, giusto per far intendere a chi ai concorsi non crede cosa possono significare in termini di visibilità se ben sfruttati.
Fantinel, nata nel 1969 tra le uve per i vini della cantante da 300 ettari vitati in grado di dar vita ogni anno a ben cinque milioni di bottiglie, numeri sufficienti per poter muovere qualche significante passo nel panorama dei mercati internazionali.
Il secondo vino non poteva che essere un Sauvigno Blanc, un semi aromatico dal carattere più internazionale rispetto ad un autoctono Friulano (o Tai Bianco) che poco avrebbe attirato il consumatore.
Anche dal punto di vista della comunicazione il marchio della Blige ha da insegnare. In particolare segnaliamo il profilo instagram: molto pacchiano stile celebrity sicuramente, ma le stories in evidenza riportano chiaramente e in maniera ordinata dov’è possibile acquistare il vino online e offline.
Non abbiamo avuto occasione di provare il vino ma CallMeWine ne parla come «un vino che affascina da subito per il suo carattere forte e deciso, che interpreta perfettamente la grande tradizione friulana. Alla vista svela un bellissimo colore rosa tenue con brillanti e luminosi riflessi ramati. Intenso e ampio, conquista subito con profumi di frutta a polpa bianca, pesca matura, melone cartucciaro, cenni agrumati, sfumature floreali e morbidi ricordi speziati. L’ingresso al palato è avvolgente e appagante, con aromi ricchi e persistenti, un sorso cremoso e armonioso, che s’allunga con buona persistenza aromatica verso un finale fresco ed equilibrato. Un Pinot Grigio di qualità, ideale per conoscere il volto autentico del vitigno».
L’annata 2019 ha preso 90 punti di James Suckling